La nascita di un figlio per la madre comporta cambiamenti profondi, paura e vulnerabilità. Per questo ha un impatto violento sulla sua mente. Richiede un riadattamento della sua vita sociale, della sua identità e dei vissuti emotivi ed affettivi.
Molto spesso, dopo la gravidanza, una donna vive una profonda solitudine e sofferenza. Non viene compresa nel suo dolore perché la nascita di un bambino è associata alla gioia. Spesso infatti, c'è un rifiuto più o meno esplicito di tutto ciò che la caratterizza come un evento traumatico, doloroso e stressante.
La depressione post partum trova terreno fertile in questa penosa sensazione di sofferenza, paura e solitudine. A ciò si aggiunge lo stato di grande abbattimento fisico e psicologico. Nel profondo è anche causata dalla percezione di essere stata annullata come persona, come donna. Dalla paura di dover rinunciare per sempre alla propria individualità per essere una madre. Come se una madre dovesse perdere se stessa.
Essere una madre infatti, in qualche angolo profondo, può essere percepito come essere solo una madre. Una madre e nient'altro.
Una donna si può sentire rinchiusa, intrappolata in un ruolo divenuto troppo stretto. Un ruolo che inoltre, in quanto nuovo e sconosciuto, la spaventa. Un ruolo sul quale incombono angoscianti interrogativi sull'essere o non essere all'altezza, sul quale si affacciano enormi responsabilità di fronte ad un bambino completamente indifeso e bisognoso, che dipende interamente dalla propria persona.
La depressione post partum è una reazione al vissuto insopportabile di paura, smarrimento, abbattimento, sofferenza e solitudine. E' un tentativo doloroso e disperato di opporsi a queste emozioni intollerabili e di riappropriarsi del diritto di esistere come persona, al di là del proprio ruolo di madre.
È normale infatti dentro di sé provare rabbia per il proprio figlio, in quanto ha bisogno di cure intense e costanti, che possono avvilire e stremare. È normale aspettarsi che il proprio figlio smetta di chiedere incessantemente queste cure, o che riesca a comprendere il proprio stato d'animo. La mamma può essere aiutata dallo psicologo a comprendere che questi pensieri, questi vissuti, così apparentemente illogici e assurdi, hanno un senso e non sono mostruosi, ma legittimi. E non fanno di lei una cattiva madre, ma una madre che necessita di conforto, comprensione e sostegno per imparare a vivere la propria maternità serenamente. Integrare il suo ruolo di madre alla sua persona, senza dover scegliere tra l'uno o l'altra.